pub-3756798086419606 LiberaMente: PuZzLe : Il vecchio

PuZzLe : Il vecchio

LiberaMente presenta: 

Il vecchio



Al bancone Harmony serviva un’altra caipirinha a un uomo racchiuso sotto il suo cappello.
Jack Mc Cannon era un vecchio marinaio, per quarant’anni  la sua nave “ Crazy blue diamond “ aveva ancorato in ogni angolo di questo mondo.  Non c’era terra che i suoi piedi non avessero calpestato o acqua che la sua fedele compagna non avesse sovrastato. 
Ma il tempo corre e non aspetta.  

Jack, da quando “Crazy blue” ancorò per l’ultima volta diventò, per tutti “il vecchio”.
Un vecchio che, perdendo la sua nave, la sua compagna,  ha trovato l’ultima isola in una spiaggia di legno che ora scricchiola sotto i suoi passi mentre si avvicina al bancone e afferra il bicchiere con la sua mano di cartapesta. 
Erano mani immense e robuste le sue. Mani che hanno toccato i pesci spada dell’atlantico, le balene del pacifico, il ventre, il seno e le gambe di donne ancora acerbe e di donne già fatte.  
Con quelle mani, un tempo, il giovane Jack cullava le sue esotiche prede su remote spiagge tropicali a ritmo di salsa o di merengue mentre un chico o una chica gli versava della caipirinha in un bicchiere di cristallo.

Ora la sua tempesta è tornare a casa barcollando sui marciapiedi di Edinburgo, addormentarsi su dei cuscini orientali finché una nuova alba non penetri in quella misera stanza e lo riporti senza fiato in questo bar.
Quello che gli resta è lì nel suo bicchiere. A sorsi si inebria del profumo del passato, dell’essenza di una vita senza radici, senza una casa dove tornare.  La sua casa era ovunque andava e la sua donna  su ogni terraferma. 
Jack sa di avere dei figli che non ha mai conosciuto. Allora beve e vede i loro volti riconoscendoli dai loro sguardi orfani del proprio vecchio.  
“Il tempo nasconde i propri peccati sotto le nostre rughe, tra questa barba grigia e questi baffi stanchi”.
Disse posando il bicchiere.

Il mio nome non ha futuro,
si è perso tra le onde 
di questo mare freddo e scuro.
Si è perso in ogni porto,
sotto il sole d’oriente
il mio nome è morto.
Si è perso in una stiva
mentre la mia vita era al largo
e da solo aspettavo la riva. 
Un tempo il mio orizzonte 
cadeva lontano,
oggi è nel bicchiere
che stringo nella mano.

Jack era come un orologio da parete ma sistemato al bancone del bar.
Lo trovavi seduto sul suo sgabello di legno ogni giorno alla solita ora. Quando entrava lo salutavano tutti e lui rispondeva ordinando del whisky. 
Era un tipo solitario, del resto era un marinaio, ma scambiava due parole con chiunque bevesse con lui.
La prima volta che gli offrì un"William Grant", Jack era al suo posto, pallido e completamente bagnato.
Aveva camminato per  un paio di chilometri sotto la pioggia che in quei giorni cadeva abbondante sulle nostre teste e aveva fatto tutta quella strada per sedersi sul suo sgabello, nel suo bar.
-“E’ strano” disse “ in quarant’anni non ho mai avuto un posto dove tornare e ora le mie gambe mi riportano sempre qui, a scaldare il culo in uno squallido bar”  
 -Jack  : “come ti chiami ragazzo?”
- Io : “Mi chiamo Matteo”
-Jack :“Da dove vieni?”
-Io :“Italia, signore”
-Jack : “Che diavolo ci fai qui? In una terra che non ha neanche la metà delle belle donne che sculettano laggiù?”
-Io : “Forse mi trovo qui proprio perché ho un posto dove tornare, ma quando gli uccelli escono dalla gabbia è difficile che ritornino a beccare le briciole di una volta”
Jack, schiarendosi la voce: “Porta due caipirinha a questi vecchi ragazzi. Voglio raccontarti una storia!”
-Io:“Spero non sia la tua!, non ho cosi tanto tempo, Jack!”
-Jack :“Rilassati ragazzo, non ce l’ho neanch’io”
“Esistono due sole ragioni per partire oltre alla disperazione, e queste due ragioni si chiamano fuga e curiosità. A me è toccata la fuga.  Un giorno dopo una notte d’amore, tornai a casa  e quando aprii la porta  accanto al telefono trovai una lettera.  Avevo vent’anni e quella fu la prima ed ultima lettera  che qualcuno indirizzò a me. Ero stato chiamato alle armi. 
Avevo due scelte.
La guerra o la fuga. 
Ero innamorato, lei si chiamava Kate. Era l’aria fresca del mattino quando apri la finestra e la luna suadente quando di notte la richiudi. Non ho potuto neanche salutarla perché il giorno dopo dovevo presentarmi in caserma.  Mio padre non c’era più da anni e mia madre doveva badare alla mia sorellina con una pensione da quattro soldi . Dovevo fare molte cose per loro e almeno una per me.
Sentivo che il mio posto non era in quel villaggio di pescatori. 
Avevo due scelte.
Cercarlo in una tempesta di sangue in una guerra maledetta o cercarlo attraverso le tempeste dell’oceano. 
Mi imbarcai la notte stessa su un mercantile “Crazy blue diamond” da dove fino ad un anno fa ho visto il mondo e i suoi uomini.  Ho parlato le loro lingue, ballato le loro danze, cantato le loro canzoni, bevuto il loro vino e scopato le loro donne. 
Le mia mani non hanno mai sparato neanche un colpo e hanno aiutato la famiglia. 
In questo momento, proprio su questo bancone, ancora una volta davanti a me, ho due scelte.
Bere o non bere un buon whisky?
Oggi come allora, in fondo non ho scelta.
Poi, mentre assaporava il suo whisky preferito passandoselo con la lingua tra le labbra, aggiunse: 
“Nella vita ragazzo, l’unica cosa che davvero conta è poter scegliere.
Ai vecchi tempi io non ho avuto scelta. Ho lasciato alle spalle un cielo di guerra per rincorrere un cielo senza nuvole: il mare.

Nessun commento:

Posta un commento